Un’isola nell’isola

Ahmed, Esraa e Osama, Il Cairo, Egitto, 2022

In un panorama così complesso – in cui la stessa musica Mahraganat (versione elettronica dello Shaabi) viene censurata perché immorale – caratterizzato da una forte tendenza alla diaspora di artisti che se possono emigrano oltre confine, i centri di cultura stranieri possono rappresentare luoghi di libertà per un confronto con prospettive differenti. Urgente in quest’ottica è un’attitudine volta a decolonizzare la nostra stessa idea di spazio culturale attraverso la sperimentazione di nuove forme di condivisione utili a creare occasioni di ascolto del territorio.

Se la burocrazia per ottenere il permesso di entrare all’interno di scuole e università è oltremodo labirintica, abbiamo optato per incontrare gli studenti all’interno degli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura al Cairo. Un gruppo autonomo di giovani ragazze e ragazzi locali ha preso l’impegno di incontrarsi ogni pomeriggio, su base quotidiana, al termine dell’orario delle lezioni e senza i rispettivi docenti, per sperimentare l’idea e la praxis di una scuola differente. Sul terrazzo dell’edificio situato a Zamalek, nella parte settentrionale dell’isola di Gezira sul Nilo, tra i rumori caotici della metropoli abbiamo immaginato uno spazio pubblico in cui l’arte diviene strumento per attivare l’interazione tra soggetti diversi e la relazione interpersonale sostanzia la definizione stessa della città come spazio pedagogico.